Avete mai sentito parlare di guerrilla gardening? Come potrete leggere più approfonditamente qui si tratta di un movimento fra il filosofico e il politico che si ripromette di recuperare spazi abbandonati piantandovi alberi o arbusti.

Questo “rinverdimento coatto” può aiutare a combattere il riscaldamento climatico, ma anche più semplicemente a contrastare il degrado in aree cittadine dove le istituzioni sono assenti o ci sono cantieri abbandonati. Visto che anche l’occhio vuole la sua parte, un’area verde, per quanto piccola, è più gradevole alla vista ed è meno probabile che venga vandalizzata.

Come si fa il guerrilla gardening?

Si può intervenire su porzioni di parchi cittadini o aiuole non più manutenute dagli appositi servizi comunali, e le modalità di intervento sono primariamente due:

  • l'”attacco” con le seed bomb, pacchetti di semi creati in casa con semplice carta di giornale e terriccio bagnato di fertilizzante: questi vanno buttati oltre le recinzioni di aree abbandonate, preferibilmente prima di un giorno di pioggia.
  • il volontariato (con attrezzi o senza) per recuperare aree pubbliche incolte: a Roma è particolarmente noto il caso degli abitanti della zona circostante la celebre Villa Pamphili, che si sono autotassati per curare i pini di quel parco, attaccati dalla temibile cocciniglia.

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